Con l’arrivo della primavera e con lei dei suoi colori, dei suoi fiori e della sua luce chiara e luminosa, può essere interessante provare a rintracciare almeno alcune delle moltissime rappresentazioni di questa stagione nella storia dell’arte, che ha ispirato molti artisti sin dall’antichità.
Una delle più antiche è certamente la “Flora”, affresco del I secolo, quindi di età imperiale, ritrovato in un cubicolo di Villa Arianna, nell’antica città di Stabiae.
Vi è raffigurata una giovane donna che ci da le spalle e che è posta su uno sfondo verde acqua: ci troviamo di fronte ad uno dei primi esempi di personificazione delle stagioni e delle divinità collegate a queste ultime.
Balzando avanti nel tempo, arriviamo nel Rinascimento, periodo in cui viene dipinta la più celebre rappresentazione della stagione primaverile: la “Primavera” di Sandro Botticelli, opera databile al 1482 circa.
L’indiscutibile fascino che possiede quest’opera è dato, probabilmente, anche dal fatto che il suo significato è ancora in parte misterioso. La scena è ambientata in un boschetto di alberi di arancio (il Giardino delle Esperidi) e va letta da destra verso sinistra. Zefiro, il vento di primavera, rapisce la ninfa Clori e la mette incinta: da questo atto ella rinascerà trasformata in Flora, la primavera, rappresentata qui come una fanciulla vestita di un bellissimo abito fiorito che sparge a terra le inflorescenze che porta in grembo. Al centro della composizione troviamo Venere, che dirige attenta lo svolgersi degli eventi, come simbolo neoplatonico dell’amore più alto; su di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra scorgiamo le tre Grazie, intente ad eseguire una leggiadra danza. Chiude la scena, all’estrema sinistra, Mercurio che scaccia le nubi con il caduceo, quasi a voler assicurare una primavera eterna. Questo capolavoro contiene ben tre livelli di interpretazione: il primo è quello mitologico, legato ai soggetti rappresentati; il secondo è quello filosofico, legato alle dottrine neoplatoniche; il terzo è quello storico-dinastico, legato alle vicende dalla famiglia del committente, Lorenzo de’Medici.
Dopo circa cento anni anche il noto Giuseppe Arcimboldo dipingerà una “Primavera”, dipinto che fa parte di un ciclo molto celebre che rappresenta proprio le allegorie delle quattro stagioni.
In quest’opera la primavera è una donna composta da una grande varietà di fiori e piante: la pelle del viso e delle labbra sono petali di rosa e boccioli, i capelli sono un bouquet colorato, gli occhi sono bacche ed il corpo è coperto da un manto di foglie tutte diverse fra loro.
Andando ancora più avanti nel tempo giungiamo nel 1800, dove il modo di rappresentare la primavera cambia radicalmente: non ci sono più allegorie, figure prese in prestito dalla mitologia e impersonificazioni ma scene di vita quotidiana immerse in scenografie campestri. E’ il caso di “Les fleurs du printemps” di Arthur Hacker, un pittore inglese che, attraverso questa sua opera ci racconta la stagione primaverile con una scena bucolica dove vediamo una giovane donna intenta a raccogliere dei fiori.
Una maggiore attenzione verso la natura e verso il paesaggio, a discapito della figura umana, la riscontriamo con l’avvento degli impressionisti, forse i più bravi a descrivere la primavera. Bellissimi esempi sono due opere di Claude Monet, il più impressionista fra gli impressionisti, che dipinse nel 1886 “Primavera”
dove la natura quasi si fonde con la componente umana e, nel 1887, “Campi in Primavera”, dove le figure che si scorgono in lontananza sembrano quasi “spuntare” fuori da un verdissimo prato fiorito.
Anche Van Gogh, pittore per certi versi simile agli impressionisti, ci racconta una primavera vista attraverso colori e suggestioni particolari, caratteristiche della sua cifra artistica.
Giunti al termine dell’Ottocento, il neopompeeiano e quasi “decadentista” Sir Lawrence Alma Tadema, torna a rappresentare la stagione primaverile attraverso il mito, o meglio, attraverso scene di vita quotidiana di un passato ormai lontano e idealizzato. Nella sua “Primavera” è chiaro il riferimento all’antica cerimonia romana dei “Floralia”, giochi celebrati in onore della dea Flora.
E’ con l’immagine di questa processione, che riesce a trasmetterci tutta l’euforia e la colorata gioia per l’arrivo della tanto attesa primavera, che il nostro piccolo viaggio si conclude.