Oggi, 17 maggio, nel 1510 moriva Sandro Botticelli, uno dei pittori più conosciuti ad apprezzati del Rinascimento italiano.
Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (questo il suo vero nome) nasce a Firenze il 1° marzo 1445 in una famiglia modesta mantenuta dal padre, Mariano di Vanni Filipepi, noto conciatore di pelli.
Inizia il suo apprendistato nella bottega di Filippo Lippi, dove opera dal 1464 al 1467. L’influenza del maestro si percepisce in tutta una serie di Madonne che Botticelli dipinge in questo periodo.
La prima opera di questo periodo attribuita a lui è la “Madonna col Bambino e un angelo”, del 1465-1467, in cui possiamo notare ancora una certa inesperienza che si traduce ,sulla tavola, in un’approssimata collocazione dei personaggi nello spazio.
Nella formazione giovanile di Botticelli avranno un ruolo centrale anche altri due maestri: Antonio del Pollaiuolo e Andrea del Verrocchio.
L’influenza del Verrocchio appare in modo evidente in un secondo gruppo di Madonne realizzate tra il 1468 ed il 1469, tra cui figura la “Madonna con Bambino e due angeli”, in cui la prospettiva è molto più studiata, grazie anche allo sfondo architettonico che definisce lo spazio a sua volta diviso in uno spazio teorico, suggerito dal piano prospettico e spazio reale, costituito dai personaggi che occupano il primo piano.
Quando, nel 1469, Filippo Lippi morì, Botticelli mise bottega per conto proprio. Nel 1470 gli venne affidata la sua prima commissione pubblica: “La Fortezza”, una spalliera allegorica realizzata per il Tribunale della Mercanzia di Firenze. Il pannello doveva costituire, insieme ad altri sei, un ciclo commissionato a Piero Pollaiolo, che eseguì il resto delle sette virtù.
La fortezza, una delle quattro virtù cardinali, ci appare con le sembianze di una donna estremamente bella, dalla volumetria plastica e solida, che siede su un trono decorato con forme fantastiche che alludono alle qualità morali che accompagnano il possesso di questa virtù.
Botticelli esprime già, attraverso la realizzazione di quest’opera, la sua volontà artistica: esaltare la bellezza, l’eleganza dello spirito che rispecchia l’eleganza della forma che è, quindi, caratterizzata da un marcato linearismo.
Nel 1472 Botticelli si iscrive alla Compagnia di San Luca, la confraternita degli artisti a Firenze, e diventa uno degli artisti preferiti alla corte di Lorenzo il Magnifico; fu proprio il contatto con l’importante famiglia fiorentina che indirizzerà l’interesse di Botticelli verso le tematiche umanistiche e filosofiche che saranno protagoniste nei suoi grandi capolavori.
Botticelli divenne assiduo frequentatore degli intellettuali neoplatonici e riuscì a tradurre le idee di quella dottrina filosofica in opere d’arte dal carattere malinconico e contemplativo.
L’amicizia con i membri della famiglia de’Medici fu ,senza dubbio, utile al pittore per garantirgli molte commissioni.
Di questo periodo interessante è l’ “Adorazione dei Magi”, dipinta nel 1475 per la cappella funeraria di Gaspare Zanobi del Lama, un cortigiano dei Medici, in santa Maria Novella. In quest’opera, già di per sé innovativa dal punto di vista formale, Botticelli inserisce i ritratti di alcuni membri della famiglia: si riconoscono Cosimo il Vecchio e i suoi due figli Piero e Giovanni e , tra gli astanti, Lorenzo il Magnifico e Giuliano de’Medici.
Nel 1481 Botticelli viene invitato a Roma da Papa Sisto IV che gli affida, insieme con il Ghirlandaio, il Pinturicchio, il Perugino e Cosimo Rosselli, la realizzazione degli affreschi parietali della Cappella Sistina.
Botticelli affrescherà le tre storie della Bibbia: la “Giovinezza di Mosè”, la “Punizione dei ribelli” e la “Tentazione di Gesù Cristo”.
Dopo un anno di permanenza nella città papale, Botticelli ritorna a Firenze alla corte dei Medici.
Di questi anni sono le sue opere più famose: la “Primavera”, eseguita nel 1482 e la “Nascita di Venere”, databile tra il 1482 e il 1485.
Il primo dipinto fu commissionato da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici: ha un significato non ancora del tutto chiaro e i personaggi mitologici che vi sono raffigurati alludono a varie teorie neoplatoniche.
La “Nascita di Venere” rappresenta, invece, il momento in cui la dea, dopo la nascita dalla spuma marina, approda alle coste di Cipro sospinta da Zefiro e Aura e accolta da una delle Ore, che fa per coprirla con un manto ricco di fiori. La figura della dea, rappresentata nella posa di Venus pudica, è la personificazione della Venere celeste e perciò simbolo di purezza e bellezza d’animo.
In questi due capolavori Botticelli adotta un tipo di composizione assai equilibrata e bilanciata, il disegno si concentra su linee grafiche eleganti e sinuose, i colori appaiono tersi e nitidi, la luce permette di apprezzare i la bellezza delle stoffe e delle chiome che si muovono al soffiare del vento. Le figure ci sembrano quasi come sospese e occupano solo i primi piani, con una perdita quasi totale dei valori prospettici.
Poco anni dopo, Firenze si ritroverà ad affrontare uno dei suoi periodi più critici, che segnerà particolarmente anche l’arte e l’animo di Botticelli: nel 1492 Lorenzo il magnifico muore e il frate Girolamo Savonarola instaurerà una vera e propria teocrazia.
Sandro Botticelli, a seguito della condanna che Savonarola farà alla cultura umanistica, rinnegherà tutte le sue precedenti opere “pagane” e si dedicherà, da questo momento, esclusivamente a raffigurazioni sacre. Ben presto, il suo stile verrà superato da nuovi maestri come Michelangelo, Leonardo e Raffaello, che saranno in grado di rinnovare il linguaggio artistico.
Il pittore trascorrerà gli ultimi anni della sua vita isolato, morì in povertà e fu sepolto nella tomba di famiglia nella Chiesa di Ognissanti a Firenze.